Ogni stagione invernale viene dichiarata aperta la “battaglia” con il panettone sulla preferenza tra i prodotti più consumati nell’arco del periodo di Natale e la maggioranza è in favore del prodotto nato in Veneto, precisamente a Verona. Tradizionalmente la sua forma ricorda quella di un tronco con sezione a stella a otto punte. Viene spesso servito spolverato con zucchero a velo all’odore di vaniglia, per assomigliare alle cime innevate delle Alpi italiane durante il Natale. Fra gli ingredienti principali vi sono farina, zucchero, uova, burro, burro di cacao e lievito. La sua pasta è soffice e dorata, per via della presenza delle uova e della vaniglia.
La sua nascita risale alla fine del XIX Secolo, quando Domenico Melegatti, padre fondatore del Pandoro, nel 1884 gli diede il nome di “pane d’oro”, per ricordare l’abitudine di antiche famiglie di impreziosire i propri pani con delle foglie dorate. Il Pandoro nasceva come una rielaborazione del Levà, dolce di tradizione veneta dell’Ottocento composto da zucchero e mandorle: al posto dei due ingredienti, Melegatti aggiunse burro e uova nell’impasto. In seguito al successo di questo dolce capolavoro, l’imprenditore veneto mise in palio un premio in lire per coloro che sarebbero stati capaci di emulare o migliorare la sua ricetta, ma nessuno riuscì nell’intento.
Tuttavia, nel corso degli anni, le case produttrici hanno differenziato la loro offerta, inventando e riutilizzando particolari ricette. Oggi possiamo gustare il pandoro in diverse versioni: può essere farcito con strati di cioccolato, crema pasticceria o chantilly o può essere prevista una variazione con l’aggiunta di Vaniglia Bourbon, dal profumo delicato e dalle ricche proprietà benefiche, per dare un tocco speciale all’impasto.